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Everyday Christmas!

27 Dicembre 2013


Dopo aver visitato Scorpion Bay siamo tornati per qualche giorno a Los Angeles, e di li siamo partiti in direzione Brasile.
L'isola felice nella quale ci siamo stabiliti si trova una settantina di chilometri a sud di Florianopolis, ai margini della Lagoa di Ibiraquera.

E' un kitecenter che nel corso degli anni si è evoluto in un centro sportivo più ampio, gestito con amore da una coppia di kiter originari di Nuovo Amburgo.
Abbiamo preso in affitto una capanna a pochi passi dalla laguna, che è anche la prima casa che occupiamo da tre mesi a questa parte. Si scrive capanna, ma in realtà è una casa fatta e finita, completa di tutte le comodità.
Ci sono ben due docce, prese elettriche che funzionano in ogni stanza, un tavolo da lavoro. Quadri in soggiorno e in camera. Abbiamo un frigo, la stanza mangiatutto, una veranda con l'amaca e uno specchio.
Abbiamo addirittura un divano.
Divano fa casa. Fa calore, fa tranquillità.
Divano fa Natale e Natale, per come lo vedo io, fa famiglia.
Le nostre sono distanti e anche se Skype aiuta, anche se aiutano gli amici speciali, anche se viviamo all'interno di una realtà che sembra, anzi che è, magicamente isolata dal mondo, anche se facciamo surf quando vogliamo, anche se il cibo è ottimo e gli amici sorridenti, anche se ogni minimo dettaglio rispetta l'idea di salutare time-out che c’eravamo fatti; anche se tutto è perfetto, io, in qualche modo, sento la mancanza della mia famiglia.
Non sto parlando di groppi al cuore, di sconforto o di tristezza. Ma di un'emozione stabile; che sa di neve sugli alberi e camino acceso in soggiorno. Di pandoro la mattina e pearà per pranzo. Di pantofole e spumante.
Un emozione che ci ricorda le famiglie dalle quali proveniamo e che, un po’ come per i comfort di casa, riusciamo a vedere sotto una luce nuova. Priva del filtro generato dall'abitudine.

A pochi passi dalla nostra capanna vive una coppia di civette.
La storia racconta che Janis, la femmina, sia capitata quasi per caso da queste parti. Era fine maggio, e vi rimase per tutto l'inverno, passando le lunghe notti al riparo di un flamboyant. La mattina capitava spesso di vederla rabbrividire ai piedi del grande albero, zuppa di umidità e con l'espressione malinconica.
Poi, in ottobre, quando il clima iniziò a scaldarsi e i forti venti da nord-est a soffiare con maggior vigore, arrivò Tony. Uno splendido esemplare maschio con il petto all'infuori e le ali ricoperte di piume lucide. Per qualche mese vissero insieme nei pressi dell'albero, poi finalmente, decisero di costruire una casa. Una di quelle vere, fatta di sabbia e terra, nel bel mezzo di un prato verde. Proprio di fronte alla capanna che adesso occupiamo noi.
Non ci volle molto perché dall'unione dei due nascesse Ozzy; un batuffolo di piume con enormi occhi gialli.
Si vede da lontano che Ozzy ha un gran futuro.
Lavora sodo ogni giorno, aiutando i genitori nei lavori domestici. Spazza la sabbia dalla porta di casa e da l'allarme quando si avvicina qualcuno. Mangia con voracità tutto quello che gli viene offerto e ha un tremendo desiderio di volare: si vede da come distende le ali al vento e da come gira la testa in tutte le direzioni che non manca molto al primo volo.

Infatti, la mattina di Natale, ci siamo svegliati presto e siamo usciti in giardino a bere il caffè.
Dopo qualche secondo anche Ozzy è uscito di casa, e si è guardato attorno, dando la netta impressione di volersi assicurare che nessuno, oltre a noi, lo stesse guardando. E poi ha spiccato il volo. Solo pochi metri, fino alla staccionata che circonda la tana.
A quel punto anche Tony e Janis sono usciti e l’hanno raggiunto sulla recinzione, completando un quadretto familiare da libro cuore. Appollaiati fuori casa, proprio come noi.
Sarà che è Natale, sarà che con il passare del tempo sto diventando più buono, ma a me sta famiglia sembra di conoscerla da sempre. E di poterne in qualche modo capire i pensieri.
Secondo me stanno sognando una casa nuova.
Una bella tana profonda nei pressi di un fiume, circondata da un territorio di caccia ricco di opportunità e con pochi pericoli. Dove non debbano preoccuparsi delle macchine che gli parcheggiano attorno, e degli strani esseri che le guidano. Credo che la notte, mentre sono fuori a caccia e sorvolano le colline, volando vicini l'uno all'altra, parlino di come vedono il futuro nella nuova casa e di cosa fare per renderlo vero.
Credo che facciano dei progetti e che poi li smontino. Ne facciano di nuovi e non si stanchino di modellarli. Fino a renderli, se non proprio realizzabili, per lo meno verosimili. E che poi ricomincino tutto daccapo.
Credo che si incazzino, che discutano, che sbaglino. Ma che non smettano mai di volare nella stessa direzione.
La verità è che in queste civette ci rivedo noi due, arricchiti dalla consapevolezza speciale che questo Natale ha voluto regalarci.
Un dono ricevuto camminando nel prato fuori casa, la sera della vigilia.
Arrivato in un attimo silenzioso, con il solo rumore dei nostri passi nell'erba a dare una sensazione di movimento alla pacifica immobilità che si percepisce in questo angolo di mondo.
Ci siamo guardati, e abbiamo capito che anche noi, senza nient'altro aggiungere, siamo una famiglia.

Enjoy your Everyday Christmas!

Fuck Yeah

Ozzy





1 commento:

  1. Merdeeeee. ..più che un commento è un saluto....come va all alba di ormai tre mesi di vagabondaggio?
    Un bacio da tutta la family dudes....

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