Gallery

...

Abbiamo pagato per non pisciare al freddo


02 Novembre 2013

Quando abbiamo deciso di partire per questo viaggio il budget di spesa è stato una delle prime cose con le quali abbiamo dovuto fare, letteralmente, i conti.  Biglietti aerei, cibo, benzina, noleggi.
L'elenco di voci che abbiamo preventivato e che controlliamo ogni giorno è lungo e articolato.  
Ai piedi della scheda di Excel abbiamo inserito un preventivo di spesa tutto nostro: le sbronze.
Una riserva psicologica per affrontare al meglio quelle situazioni nelle quali senti che stai per vivere una serata importante. 
Dopo un mese on the road, abbiamo per la prima volta intaccato quel budget.
A Las Vegas, la capitale mondiale del divertimento e della trasgressione, prodotto perfetto della scuola marketing made in USA. Un mito con il quale la nostra generazione è cresciuta; attraverso i film, i video di musica, i racconti di chi ci è stato.
Leggende urbane così chiacchierate, eppure in qualche modo così soggettive, che si finisce inevitabilmente per adattarle a proprio piacimento. Creandosi delle illusioni.
Per alcuni si tratta di denaro facile, per altri di sesso facile. Un matrimonio, una rapina, una Notte da leoni.
Noi in Las Vegas ci vedevamo il Rock N' Roll. Quello vero, quello dei concerti live, dei locali fumosi, degli assoli di chitarra. Quello dei tipi loschi che ti pogano addosso e delle strade piene di biker.
Con queste immagini impresse nella mente ci siamo spostati dai desolati paesaggi della Death Valley alla luccicante Las Vegas, accompagnati da una stazione radio che per tutto il viaggio ha trasmesso del gran rock n roll: ZZ Top, AC/DC, Van Hallen. Il conduttore del programma? Alice Cooper.

Arriviamo a Las Vegas con il tramonto alle spalle e mentre stiamo percorrendo l'ultimo tratto di strada, e le luci della città prendono il posto di quella del sole, Alice ci fa un regalo inaspettato:
Sweet Child O'mine.
Il pezzo che più di tutti ha avuto un significato nella nostra storia. E' un momento che ricorderemo entrambi per molto tempo; i Guns N' Roses che ci danno il benvenuto a Las Vegas.

Imbottigliati nel traffico del sabato sera, mentre ammiriamo gli alberghi e i casinò dai nomi luccicanti, riusciamo a prenotare una stanza in un hotel proprio sulla strip, il cuore pulsante della Las Vegas patinata. Il prezzo è più alto di quello che pensavamo, ma chissenefrega. Per questa serata ci sta di fare le cose in grande.
A conti fatti, questa sarà la prima fregatura.
Appena mettiamo piede in strada arriva la seconda; entriamo in un locale per farci una birra e ci sfilano otto dollari a testa per una Heineken.
This is Vegas, man sembra dirmi il barista mentre ci consegna il conto e vede le nostre espressioni perplesse.
La terza fregatura arriva quando andiamo a cena. L'esperienza ingegna, come direbbe un amico, quindi optiamo per un fast food e controlliamo il listino prezzi prima di entrare. Sembra tutto ok, ma quando ordiniamo ci avvisano che non servono alcolici. Sorry? Siamo a Las Vegas, pronti per una sbronza storica, e mi fai cenare con la Coca Cola?
Vegas is crazy, man.
Quando usciamo dal ristorante però sembra che la fortuna torni a sorriderci.
Il casinò lì vicino ha messo alcune slot-machine gratuite sul marciapiede; basta tirare la manovella e nove volte su dieci vinci un buono da consumare all'interno. Birra a un dollaro oppure credito per giocare. Vinciamo due buoni e ci garantiamo entrambi i privilegi. «Che culo» pensiamo «siamo a Las Vegas e giochiamo gratis».
Solo alle slot-machine della promozione però. Che cosa credevi, che ti regalassero qualcosa?
Vegas is a bitch, man.
Dopo alcune giocate capiamo come funziona. Esiste una sola combinazione vincente, tutte le altre servono a farti venire voglia di giocare ancora. Che è quella che passa a noi a ogni tirata di manovella. In tasca abbiamo anche quattro dollari che abbiamo promesso di giocare alla Roulette,  ma non è ancora il momento.
Torniamo in strada e ci avviamo lungo la strip, destinazione finale la storica House of Blues. Il locale dove hanno suonato tutti i più grandi.
Da dove siamo è una bella camminata, ma non c'è problema. C'è così tanto da vedere.
Le fontane del Bellagio. Il famoso Venetian. Il Cesar Palace, quello di una Notte da leoni.
Vegas is a movie, man.
Per un po’ ci riempiamo gli occhi dei colori e delle immagini che fino a pochi mesi fa erano parte solo dei film, ma più camminiamo lungo la strip più ci rendiamo conto che di locali rock non c'è nemmeno l'ombra.
Anzi, tutti i bar passano della gran musica commerciale e sono semi-deserti. La gente affolla la strada e i casinò, ma non entra nei bar.
Qualche dubbio a questo punto comincia a venirci, ma dobbiamo ancora arrivare all’House of Blues. Ci rimane qualche speranza.
Come no.
Il locale, situato all'interno di un hotel, è un ristorante ormai vuoto. Non è ancora mezzanotte e stanno già smontando il palco, dove qualche band deve aver suonato come accompagnamento alla cena.
Vegas is money, man.
A questo punto cominciano a girarmi sul serio. Dove cazzo sono i locali rock.
Mentre camminavamo, abbiamo notato alcuni artisti di strada e due di loro erano certamente rock; uno vestito da Kiss e l'altro con in mano una chitarra elettrica, seduto sull'amplificatore. Ci precipitiamo da loro a chiedere informazioni. La domanda è la stessa di prima: dove cazzo sono i locali rock.
Ci guardano come se avessimo chiesto la strada per l'Eldorado e ci mollano giù due nomi di postacci che di rock non hanno proprio nulla; nemmeno le insegne. Figurarsi i clienti.
Con le orecchie basse e un senso di delusione, torniamo verso l'albergo.
Facciamo altri due tentativi, ma ormai abbiamo capito l'antifona.
Vegas is a liar, man.
La serata la chiudiamo con una birra al bar dell'albergo, che è anche un super mega casinò di sto cazzo.
No way, Vegas.

Appoggiati con la schiena al bancone, mentre guardiamo annoiati i tavoli da gioco, ci facciamo una bella pensata, come direbbe Huck Finn.
Punto numero uno, a me sembra che qua dentro non si diverta nessuno. L'unico a dimostrare dell’entusiasmo per quello che sta facendo è un tizio di colore, vestito da cowboy, che saltella attorno al tavolo a ogni giocata. E' così spontaneo che sembra messo li apposta per dare risalto alla depressione degli altri giocatori. E qui dove siamo adesso non è molto diverso dalle altre sale da gioco nelle quali siamo entrati. In tutte ho avuto la stessa sensazione; giungle piene di gente alle prese con qualcosa che anziché essere divertente, è fonte di preoccupazione. Come un fumatore con i sensi di colpa, che cerca di gustarsi una sigaretta che sa di non dover fumare. Lungo la strada qualche eccezione a questa regola c'è; neo ventunenni finalmente autorizzati ad acquistare alcolici e altri gruppi ugualmente sbronzi, ma per il resto è una piattanza emozionale che proprio non mi aspettavo.
Punto numero due, perché mi sento deluso, oltre che incazzato?
L'incazzatura è facile da spiegare; fra albergo, cena e birre abbiamo speso un sacco di soldi. Ma la delusione?
Las Vegas è una città, ed io le città non le ho mai sopportate, pur avendone viste tante.
Cosa mi aspettavo di trovare di così speciale in questa, da sentirmi deluso per non averla ottenuta?
Del rock n roll ho già detto, e la verità è che i locali che ci aspettavamo di trovare esistono. Siamo noi che non siamo stati capaci di trovarli, che ci siamo fatti abbindolare come dei perfetti turisti sprovveduti. Altro che rock star. La colpa è nostra, non della città.
Più ci penso, più mi rendo conto che la delusione, ahimè, viene dalle persone che ci hanno circondato in questa serata. Così diverse da quelle che abbiamo avuto attorno fino ad ora, che è impossibile non percepire la differenza.
Nel corso del viaggio ne abbiamo incontrate di ogni tipo; dei climber abbiamo già detto, e sarebbe troppo facile paragonare loro ai tiratori di manovelle di Las Vegas, ma abbiamo incontrato anche tante persone comuni, intente a vivere la loro vita e le loro passioni, e che ci hanno lasciato comunque qualcosa.
Magari solo per com’erano vestiti, per come guardavano il fuoco o per come ci hanno posto una domanda. E non parlo di poetiche visioni del mondo, ma di naturalezza e di spontaneità. Di quell'atteggiamento friendly che caratterizza gli americani in genere, e nello specifico chi si sente a proprio agio con quello che sta facendo.
Venendo a Las Vegas ci aspettavamo di trovare altre persone entusiaste e felici, pronte a divertirsi come lo eravamo noi. In fondo non è di questo che parlano i film? Di gente felice che viene a Las Vegas a dare sfogo a desideri, sogni, aspettative?
Invece abbiamo visto solo volti tesi, e tanta, troppa preoccupazione, maledettamente simile a quella dalla quale ci siamo voluti allontanare partendo per questo viaggio.
Le persone esternano le emozioni in maniera diversa, quindi è chiaro che ci possa essere qualcuno che, di fronte alla tensione del gioco, reagisce isolandosi o irrigidendosi, ma è vero anche che esistono degli standard. Se quello che fai ti diverte, in qualche maniera lo dai a vedere. Un sospiro trattenuto per una giocata rischiosa, un pugno chiuso per dei soldi vinti o una imprecazione per quelli persi. Invece niente. Solo atteggiamenti dimessi e sguardi annoiati.
I hate this, Vegas.

A Las Vegas credo che torneremo. Abbiamo promesso di giocare quei quattro dollari e vorrei proprio togliermi la soddisfazione di vedere come finirà.

Credo anche che andremo ancora in cerca di locali rock, ma questa volta lo faremo lontano dai casinò.  Perché come ha detto proprio Alice Cooper: “Molte delle canzoni vengono male interpretate, sia dai mass media che dai kids dell'Heavy Metal. Non ci si uccide per una canzone. I problemi sono ben altri. L'Heavy Metal e il rock'n'roll in generale sono musiche fatte per divertire, per far star bene chi ascolta, per dare nuova energia.”

A conti fatti il ricordo più bello della serata è il bagno in camera.
Dopo venti giorni in furgone questa notte abbiamo pagato per non pisciare al freddo.

Fuck Yeah, Vegas.
Facce da Vegas





5 commenti:

  1. Francesco...vedrai che se a Las Vegas ci andiamo insieme col Quarel,Leo e gli altri minchioni finisci il budget di 3 viaggi messi assieme in 2 ore!:-)

    Aloha Bro.
    Ciola

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Yeppa! Organizziamo? Non dovrebbe essere difficile!

      Elimina
  2. Grande Cesko !!! =) e ancora buona avventura Bro !

    Paggio

    RispondiElimina